Montivipera xanthina Gray, 1849 a cura di Pietro Guaralda
APAE ci tiene a precisare che le schede su animali velenosi qui riportare sono frutto di esperienze di Soci residenti all’estero, e NON su territorio Nazionale. Vanno dunque intese come strumento per approfondire la conoscenza delle caratteristiche di questi affascinanti rettili e non un incoraggiamento ad allevare questi animali, proibiti in Italia dal Decreto Ministeriale del 19 marzo 1996.
La Montivipera xanthina è un serpente velenoso di medie dimensioni e la sua presenza si estende dal nord della Grecia fino alla Turchia comprese alcune piccole isole del Mar Egeo.
La lunghezza media del corpo è documentata fino ad un metro ma ci sono stati report di animali lunghi ben 1,20 m. Le femmine rimangono più piccole dei maschi anche se appaiono decisamente meno snelle e raggiungono una lunghezza che varia dai 70 ai 90 cm. Il corpo è robusto e muscoloso in entrambi i sessi e si assottiglia rapidamente alla punta della coda. La testa del serpente è grande e chiaramente distinta dal corpo con la regione occipitale ben allargata. Il colore di base varia dal grigio chiaro al marrone chiaro al verde oliva o al rosso chiaro con una banda a zigzag chiara nera e marrone. Tra i rombi vi è da una a due più piccole macchie scure sovrapposte.
Montivipera xanthina areale di distribuzione
L’area di distribuzione va dal nord-est della Grecia alla Turchia orientale. Il limite esatto della sua distribuzione non è ben chiaro, soprattutto per quanto riguarda la zona orientale. La specie è documentata in varie isole del Mar Egeo come Samotracia e Samos e le Dodecaneso isole Patmos, Lipsi, Leros, Kalymnos, Kos e Symi.
La montivipera xanthina preferisce terreni rocciosi e in gran parte calcarei ad un range d’altitudine che va dai 0 a 2500 m. Predilige comunque habitat dov’è presente vegetazione con una buona percentuale di arbusti e cespugli. Inoltre è presente in piccole foreste in cui sono presenti i cedri del Libano (Cedrus libani) e Pino calabro (Pinus brutia) mentre in Grecia si hanno rilevamenti nella tipica macchia mediterranea specie in zone con presenza d’acqua.
L’attività della M. xanthina come nella maggior parte dei serpenti dipende dalla temperatura esterna e nelle stagioni più calde è attiva principalmente di notte. Durante il periodo invernale entra in letargo per un periodo che può arrivare anche a 6 mesi.
Non è ben documentata la sua dieta in natura ma in cattività si sono registrati casi di ofiofagia nei confronti di serpenti più piccoli o debilitati e ovviamente non disdegna uccelli e roditori mentre i piccoli si nutrono d’insetti e piccole lucertole. Sono stati descritti casi di razzìa di giovani nidiacei pertanto pare essere una specie con discrete capacità arrampicatorie. Quando attacca una preda si comporta in conseguenza alle dimensioni di quest’ultima trattenendo quelle più piccole ma rilasciandola nel caso di esemplari più grossi, questo per evitare inutili e pericolosi scontri.
Montivipera xanthina riproduzione
La stagione degli amori comincia in primavera dopo il periodo di letargo ma a seconda della regione il periodo di riproduzione può spostarsi o ripetersi anche ad ottobre. Se più maschi individuano una femmina questi tenteranno d’impressionarla sollevando il corpo e atterrando l’avversario. Dopo questo rituale che può durare anche ore il maschio dominante potrà accoppiarsi con la femmina. Seguono circa tre o quattro mesi di gestazione e verranno partoriti da due a 24 piccoli vivi che verranno espulsi ancora avvolti nella loro placenta.
I giovani hanno una lunghezza del corpo che varia tra i 18 e i 21 centimetri con un peso che varia dai 5,5 a 9,8 grammi.
La prima muta avviene circa dopo 10 giorni ma può essere ritardata anche di 3 settmane.
La maturità sessuale arriva dopo 2 anni ma può tardare dai 3 per i maschi ai 4 per la femmina.
Come la maggior parte dei veleni di vipera, il veleno della vipera ottomana distrugge le cellule del sangue e dei tessuti.
Montivipera veleno ed emotossine
Le emotossine possono provocare danni tissutali di seria rilevanza ed emorragie interne con conseguente necrosi fastidiose da trattare. Nel veleno sono presenti proteine anticoaugulanti e neurotossine che possono avere un effetto paralizzante sul sistema nervoso centrale ma in genere gli effetti neurotossici sono piuttosto blandi. L’effetto del morso oltre a portare ad un rigonfiamento con necrosi ed emorragia porta a nausea, vomito, dolore addominale, diarrea e in alcuni casi perdita di coscienza.
Non sono noti incidenti mortali per questa specie ma per il trattamento dei casi più gravi ci sono una serie di antidoti polivalenti utilizzati nella maggior parte di Vipere presenti in europa e medioriente.
Va detto che questa specie è stata spesso spostata e corretta pertanto c’è ancora confusione relativa ai morsi registrati in quanto molti esemplari erano descritti come M. raddei (rivelatasi in realtà più pericolosa) o Vipera palestinae (anche quest’ultima più pericolosa).
Secondo il World Conservation Union (IUCN) a causa della sua vasta area di distribuzione e la grande popolazione è considerata a basso rischio (Least Concern).
Tuttavia vi è un calo di numero in quanto perseguitata sia dai contadini che dagli allevatori di animali esotici; è fortunatamente un animale facilmente allevabile in cattività e il successo di riproduzione dovrebbe far calare il numero di animali sottratti in natura.
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