Cobra reale (Ophiophagus hannah; Cantor, 1836) Sud Est Asia.
Scheda allevamento Cobra reale: APAE ci tiene a precisare che le schede su animali velenosi qui riportare sono frutto di esperienze di Soci residenti all’estero, e NON su territorio Nazionale. Vanno dunque intese come strumento per approfondire la conoscenza delle caratteristiche di questi affascinanti rettili e non un incoraggiamento ad allevare questi animali, proibiti in Italia dal Decreto Ministeriale del 19 marzo 1996.
La parola Ophiophagus è una parola greca che tradotta significa mangiatore di serpenti. La sua principale dieta è costituita da serpenti, tra cui pitoni, altri serpenti velenosi come i veri cobra del genere Naja sp. e i krait (Bungarus sp.).
Quando le prede principali scarseggiano non disdegna altri rettili come lucertole oppure uccelli e più raramente roditori.
Da adulto il cobra reale può raggiungere e talvolta superare i 5 m di lunghezza e i 12 Kg di peso, il suo corpo muscoloso può essere usato per costringere la preda utilizzando quindi oltre al suo pericolosissimo veleno anche la sua potente muscolatura.
Sono serpenti assai “riflessivi” e furbi (per quanto lo possa essere un serpente) ed è tra le poche specie che costruisce il nido e pratica cura parentale. Infatti dopo averlo costruito trascinando foglie, rami marci e fango e depone le uova evitando di allontanarsi in modo da poterlo difendere da eventuali predatori come varani, altri serpenti o mammiferi.
La fermentazione prodotta dalla decomposizione delle foglie e dei rami porta al riscaldamento del nido a 28°C in modo da farlo funzionare come un’incubatrice. Una femmina può deporre fino a 40 uova, in media 20 – 25. Quando i piccoli nascituri rompono il guscio e vengono alla luce misurano dai 45 ai 55 cm e la loro presenza porta la madre ad allontanarsi per evitare che in futuro possa predare la sua stessa prole.
Cobra reale: il veleno
Il veleno del cobra reale è costituito principalmente da neurotossine la cui principale è nota come haditoxin. Il veleno ha LD 50 che varia da 1.31 mg/kg (endovena) a 1.644 mg/kg (intraperitoneale) a 1,7-1,93 mg/kg per via sottocutanea. Seguono anche componenti citotossiche e cardiotossiche. La sua enorme testa ospita delle ghiandole velenifere molto grandi e queste possono contenere oltre 500 mg di veleno. Con un morso ben assestato può inoculare una quantità di veleno che varia tra i 200 e i 500 mg. Engelmann e Obst (1981) elencano un’inoculazione media del veleno pari a 420 mg (peso secco).
Le tossine interagiscono con il sistema nervoso centrale e causano forte dolore, visione offuscata, vertigini e sonnolenza fino alla paralisi. Se l’avvelenamento è grave si arriva al collasso cardiovascolare e la vittima cade in coma.
La morte segue a causa di insufficienza respiratoria e può sopraggiungere anche in meno di un’ora. Inoltre, l’avvelenamento è noto per provocare insufficienza renale, anche se questa conseguenza è piuttosto rara. Sono stati segnalati casi di morte anche dopo soli 30 minuti dal morso, inoltre sono stati registrati gravi avvelenamenti nei confronti di elefanti uccidendoli in poche ore.
Esistono due tipi di antiveleno e sono realizzati appositamente per il trattamento di avvelenamenti da Ophiophagus hannah. La Croce Rossa in Thailandia ne produce un tipo mentre l’Istituto di ricerca centrale Indiano ne produce un altro; tuttavia a causa dell’alto costo di produzione entrambi gli antiveleni sono realizzati in pochi lotti.
In Thailandia, un intruglio a base di alcool e radice di curcuma viene ingerita ed è stato clinicamente dimostrato che riesce a creare una buona resistenza contro il veleno del cobra reale e di alcuni serpenti con veleno neurotossico, ad ogni modo trattamenti corretti ed immediati presso strutture sanitarie sono fondamentali per evitare la morte. In genere se non ci sono complicazioni gravi un paziente può essere dimesso da pochi giorni ad un massimo di 15 giorni dopo l’avvelenamento.
Sono animali che in natura mordono raramente in quanto – al contrario di molti altri serpenti – preferiscono mettersi in mostra aprendo il classico cappuccio e avvisando con un fortissimo sibilo pertanto è assai difficile entrare in contatto con questa specie senza prima rendersi conto della sua presenza.
I morsi quindi risultano rari e la maggior parte avvengono in cattività o comunque nei confronti dei gestori di serpenti. Se un eventuale minaccia non indietreggia il cobra reale non esita ad attaccare e – caso raro tra i serpenti – addirittura ad inseguire per alcuni metri il suo assalitore. Non tutti i morsi provocano avvelenamento, ma sono spesso considerati d’importanza medica e i tassi di mortalità variano tra le diverse regioni e dipendono da molti fattori come ad esempio dal progresso medico locale.
Un sondaggio in Thailandia riporta che su 35 pazienti solo 10 hanno ricevuto una dose mortale. Una relazione di valutazione durata sei anni e pubblicata da un Ospedale del sud dell’India ha rivelato che 2/3 dei pazienti morsi da cobra reali sono stati classificati “gravi”, anche se grazie ai giusti trattamenti medici fortunatamente nessuno di questi è morto. ll dipartimento di Clinica Tossicologica dell’università dell’Adelaide calcola per questo serpente un tasso di mortalità – se non trattato – del 50 – 60%.
Cobra reale: l’allevamento in cattività.
In cattività necessitano di grossi terrari (almeno 2/3 di lunghezza), ampio recipiente di acqua sempre pulita, umidità tra il 70 e l’80 % con temperature che variano tra i 27 e i 35°C max. Un buon substrato sarà composto da corteccia di faggio o corteccia di pino trattato per rettili e muschio, quest’ultimo molto utile a trattenere l’umidità. Delle piante robuste saranno apprezzate ma potrebbero soffrire la presenza di un animale così “ingombrante”. Non devono mancare rami che – seppur trattandosi di un animale terricolo – verranno usati per delle pennichelle sotto la lampada (meglio se UV).
Un grosso contenitore imbottito di muschio e foglie che fungerà da tana con chiusura di sicurezza azionabile dall’esterno è necessario per le operazioni di pulizia o trasloco, almeno finché le dimensioni lo permetteranno.
Un lato più secco e meno umido è sempre apprezzabile.
Un buon metodo di nutrimento consiste nell’alternare serpenti con volatili, in quanto la carne bianca è più digeribile di quella rossa. In cattività sono noti i problemi nell’alimentare i piccoli con prede che non siano serpenti o comunque, piccoli rettili.
Col tempo usando la tecnica del “trenino” o della “salsiccia” si può tentare ad unire con lo spago chirurgico la coda di piccoli serpenti decongelati con dei topini rosa. In tal modo i giovani cobra reali – maturando – oltre a serpenti e volatili, apprezzeranno anche i più facilmente reperibili roditori.
Di seguito l’alimentazione di un baby cobra reale utilizzando un pinky di topo decongelato – il video è stato girato presso una struttura privata al di fuori dei confini Italiani dove la detenzione di animali velenosi è regolamentata ed approvata dalla legge locale.
Articolo a cura di Pietro Guaralda
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