Vipera del Gabon
a cura di Pietro Guaralda
APAE ci tiene a precisare che le schede su animali velenosi qui riportare sono frutto di esperienze di Soci residenti all’estero, e NON su territorio Nazionale. Vanno dunque intese come strumento per approfondire la conoscenza delle caratteristiche di questi affascinanti rettili e non un incoraggiamento ad allevare questi animali, proibiti in Italia dal Decreto Ministeriale del 19 marzo 1996.
Bitis rhinoceros (Duméril, Bibron e AHA Duméril, 1854)
La Bitis rhinoceros, più genericamente riconosciuta come Vipera del Gabon è una vipera presente nelle foreste pluviali e savane dell’Africa sub-sahariana. Possiede alcuni record tra cui il più grande membro del genere Bitis, il più pesante di tutti i vipèridi, il serpente con le zanne più lunghe (fino a 5 cm) e le ghiandole velenifere più capienti.
Un tempo la B. rhinoceros era considerata sottospecie della B. gabonica ma più recentemente è stata elevata a specie. Gli adulti raggiungono una taglia tra i 125 e i 150 cm di lunghezza totale con una lunghezza complessiva massima accertata di 205 cm riguardante un esemplare raccolto in Sierra Leone.
Il peso massimo accertato è di 11,3 kg a stomaco vuoto ma sono stati segnalati esemplari di quasi 20 kg. La testa è grande e triangolare ben distinta dal resto del corpo, sul naso sono presenti una coppia di “corna” ben visibili. Gli occhi sono grandi e mobili.
Questa specie è presente in Guinea, Ghana, Togo, Nigeria, Camerun, Guinea Equatoriale, Gabon, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, nel nord dell’Angola, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Uganda, Kenia, orientale Tanzania, lo Zambia, il Malawi, orientale dello Zimbabwe, il Mozambico, e nord-est KwaZulu-Natal Province in Sud Africa, Sierra Leone e la Liberia.
La vipera del Gabon predilige le foreste pluviali o terreni umidi con boschi nelle vicinanze soprattutto a bassa quota ma può arrivare a 1500m con segnalazione occasionali di 2000m.
In Tanzania questa specie si trova nelle piantagioni e in terreni agricoli sotto i cespugli e nelle macchie. In Uganda in foreste e praterie circostanti e si adattano facilmente in terreni bonificati purché siano presenti dei nascondigli. Sono frequenti inoltre in piantagioni di cacao, piantagioni di caffè, paludi e acque mosse.
È di abitudini principalmente notturne e risulta essere piuttosto letargica preferendo l’immobilità e la “pazienza” alla caccia attiva. Sono predatori d’agguato e spesso trascorrono lunghi periodi completamente immobili in attesa che la preda passi a tiro.
Questa consuetudine però può cambiare in caso di forte appetito e sono stati documentati comportamenti predatori decisamente più attivi come a Kumasi, nel Ghana, dove vengono regolarmente uccise nei paraggi di alcune scuderie nelle vicinanze di una foresta, probabilmente intente a cacciare i ratti che infestano quei luoghi. Di solito – specialmente gli esemplari adulti – sono molto tolleranti e preferiscono siblilare piuttosto che mordere. Tuttavia un eventuale il morso altamente pericoloso può avvenire in una decima frazione di secondo, risultando tra i serpenti con il morso più rapido.
La locomozione è rettilinea come quella dei bruchi e preferiscono il classico e rapido movimento ad “esse” solo quando allarmate o intente a coprire grandi distanze.
Parry (1975) descrive la specie come una delle più evolute nel gestire il movimento oculare. È facile notare come usi la rotazione oculare di entrambi gli occhi per osservare l’ambiente che la circonda.
Quando dorme non c’è movimento degli occhi che risulteranno immobili e con le pupille contratte, ma appena disturbata si potrà notare il risveglio con l’improvvisa dilatazione di queste e la ripresa del movimento oculare.
A causa delle loro grandi dimensioni si nutrono di prede molto grandi come uccelli, ratti, conigli, gatti selvatici, scimmie e addirittura piccole antilopi.
Quando la preda viene colpita questa viene trattenuta piuttosto che rilasciata e le potenti zanne unite alla grande quantità di veleno soccombono la vittima in pochissimo tempo.
Durante il periodo di riproduzione i maschi lottano fra di loro strofinando il mento lungo il dorso dell’altro cercando di alzare la testa più in alto possibile intrecciando i colli e tentando di far cadere l’avversario.
Quando uno dei due cede si ritira per riposarsi in modo da poter riprendere la lotta quando avrà riacquistato le energie.
Queste lotte si possono ripetere anche 4 o 5 volte prima del totale abbandono di uno dei due avversari. La gestazione dura dai sei agli otto mesi con un pausa di due o tre anni tra una riproduzione e l’altra.
Una grossa femmina può partorire sino a 60 piccoli vivi ma la media è di 25 neonati lunghi dai 25 ai 32 cm di lunghezza con un peso tra i 25 e i 45 g.
Morsi di questa specie a causa della loro natura molto pacifica risultano essere piuttosto rari. Tuttavia quando si verificano bisogna considerare la situazione come una grave emergenza medica. Il veleno è citotossico e sulla base di alcuni test su topi non è considerato particolarmente potente, tuttavia le ghiandole velenifere sono enormi e ogni morso produce una quantità di veleno superiore ad ogni altra specie di serpente.
Va inoltre tenuto conto che a differenza di molti altri serpenti la B. rhinoceros dopo il morso tende a non rilasciare la vittima pertanto inietterà più veleno possibile. Un esemplare adulto può produrre 2400 mg di veleno secco.
Per uccidere un umano adulto di taglia media bastano circa 14 mg di veleno secco equivalente a 0,06 ml di veleno.
Marsh e Whaler (1984) riporta che 35 mg sarebbero sufficienti per uccidere un uomo di 70 kg.
Il morso provoca intenso dolore, rapido gonfiore e veschiche. Seguono altri sintomi come movimenti scoordinati, defecazione e minzione incontrollata, irritazione delle mucose, gonfiore della lingua e delle palpebre fino a convulsioni e perdita di coscienza. Segue ipotensione, danni cardiaci e dispnea. Il sangue può diventare incoagulabile con incontrollabili emorragie interne che possono portare a ematuria e ematemesi (sangue nelle urine e nello stomaco). Inoltre il danno locale nella sede del morso può portare – nei casi più gravi – alla rimozione del tessuto danneggiato fino ad amputazione dell’arto interessato. Ovviamente in caso di morso è sempre necessario un rapido intervento medico che valuterà l’uso di antidoto polivalente prodotto in Sudafrica.
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